Palazzo Cosma Centurione

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Palazzo Cosma Centurione
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Lomellini, 8
Coordinate44°24′45.48″N 8°55′46.57″E / 44.412633°N 8.929603°E44.412633; 8.929603
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI secolo-XVIII secolo; 1718-1724; 1756-1763
Usoabitazione/uffici
Realizzazione
ArchitettoGiacomo Viano
Bartolomeo e Giovanni Orsolino.
CommittentePaolo Gerolamo III Pallavicini
 Bene protetto dall'UNESCO
Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2006
Scheda UNESCO(EN) Genoa: Le Strade Nuove and the system of the Palazzi dei Rolli
(FR) Scheda

Il palazzo Cosma Centurione è un edificio situato nel centro storico di Genova, in via Lomellini al civico 8, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Detto anche Palazzo Durazzo Pallavicini o Palazzo di Gerolamo III Pallavicino, dal nome dei successivi proprietari, per la sua architettura e per gli affreschi conservati all'interno è un insigne esempio di barocco genovese.

Storia e descrizione[edit | edit source]

Giacomo Boni, Storie di Zefiro e Flora
Domenico Parodi, "Lo sbarco di Colombo nelle Americhe"

Di antica proprietà della famiglia di Giorgio Centurione, il palazzo è giunto per via ereditaria al senatore Ansaldo Imperiale Lercari, che contribuisce a conferirgli quell'imponenza che ancora oggi conserva[1]. Sorta lungo un asse viario di persistente importanza cittadina, la dimora risente positivamente della costruzione dell'attigua chiesa e dell'oratorio di San Filippo Neri avvenuta tra il 1674 e il 1755.

L'attuale aspetto del palazzo gli venne conferito all'inizio del Settecento dalla facoltosa famiglia Pallavicini, che ne divenne proprietaria in seguito al matrimonio di Paolo Gerolamo III con Caterina Imperiale Lercari Pallavicini, marchesa di Mombaruzzo, che lo portò in dote[2]. Avendone deciso di farne la propria residenza stabile, il palazzo venne, tra il 1718 e il 1724, interamente ristrutturato ad opera dell'architetto Giacomo Viano, ingaggiato da Paolo Gerolamo III Pallavicini[3]. A questi sono dovute le facciate, l’atrio e lo scalone monumentale, e l’appartamento di rappresentanza del secondo piano nobile. Il Viano interviene sull'originario impianto cinquecentesco, traducendo in un linguaggio spaziale sostanzialmente diverso l'atrio e lo scalone monumentale, nonostante vengano adottate in prevalenza le colonne e i marmi appartenenti alla scala precedente.

A Viano si attribuiscono i prospetti principali verso San Filippo e via Lomellini, scanditi da cornici marcapiano, lesene, timpani e motivi floreali, e la creazione di una galleria, affrescata da Domenico Parodi. Dello stesso Parodi, commissionati da Paolo Gerolamo III Pallavicino nel 1730, sono gli affreschi con "Lo sbarco di Colombo nelle Americhe", e "Allegoria della Stirpe Genovese", mentre di Giacomo Boni sono le storie di Zefiro e Flora: testimonianze architettonica e decorativa di gusto arcadico[4].

Tra il 1756 e il 1763 il palazzo viene definitivamente ampliato, occupando l'isolato sul retro, e arricchito da un giardino pensile "per dare luce alla fabbrica aggiunta". Autori di questo delicato intervento di ricucitura urbana e architettonica, sostanzialmente finalizzata ad accogliere i diversi appartamenti dei due proprietari, i fratelli Giuseppe e Domenico Pallavicini, figli di Paolo Gerolamo, sono i capi d'opera Bartolomeo e Giovanni Orsolino[1].

Note[edit | edit source]

  1. ^ a b Una reggia repubblicana, Atlante dei palazzi di Genova, Ennio Poleggi, Allemandi & C., Torino, 1998
  2. ^ Gli archivi Pallavicini di Genova. Una lunga avventura, in DINO PUNCUH, All’ombra della Lanterna, Cinquant’anni tra archivi e biblioteche:1956-2006, p. 963.
  3. ^ Proposal for the inscription of Genoa Le Strade Nuove and the System of the Palazzi dei Rolli in the Unesco World Heritage List, Volume I - Dossier, p. 244
  4. ^ Gavazza Ezia, Magnani Laura, Pittura e decorazione a Genova e in Liguria nel Settecento, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, Genova, 2000. pag. 58

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